Arriva dagli Usa un metodo innovativo per dire addio ad acufene, attacchi di panico, insonnia, emicranie, fibromialgia e per migliorare le performance sportive. Lanza: “Vorrei applicarlo ai giocatori dell’Atalanta”

Bergamo, 20 novembre 2019 – Paola, 40 anni, milanese, soffriva di fibromialgia: la risposta fisica agli abusi subiti dal padre quando era bambina. Anni di analisi l’hanno aiutata ad acquisire consapevolezza, ma non a superare il trauma e gli incubi ricorrenti. E soprattutto a comprendere il nesso tra la fibromialgia e gli abusi subiti. Ora Paola sta bene. Patrizia, 30 anni, bergamasca, aveva ricorrenti crisi di emicrania: tre volte al mese era costretta a trascorrere almeno 5 giorni chiusa in camera al buio, fino a quando la morsa del dolore non si allentava. L’emicrania non è andata via, ma le crisi sono diminuite per frequenza, durata e intensità. Samuele, un bambino straniero adottato da una coppia bergamasca, a quasi sei anni non parlava. Adesso va a scuola con gli altri bimbi ed è tra i più bravi della sua classe. Paola, Patrizia e Samuele (i nomi sono di fantasia per tutelarne la privacy) sono tre delle centinaia di persone seguite dal dottor Francesco Lanza con il “Dynamical Neurofeedback R Neuroptimal R”, una metodologia nata in America e portata in Italia nel 2013 proprio da Lanza. Cinquant’anni, tre lauree, nato a Torino ma bergamasco d’adozione, Lanza è referente unico e istruttore per l’Italia e il Canton Ticino di Zengar, la società che produce e sviluppa Neuroptimal R negli Stati Uniti e in Canada. Dal 21 al 24 novembre, il dottor Lanza con il suo Neuroptimal R sarà tra i protagonisti dell’evento scientifico organizzato al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano.

Dott Lanza come ha conosciuto il Dynamical Neurofeedback R  Neuroptimal R?
“Ho lavorato in Francia per 20 anni come counselor. Durante un periodo particolarmente stressante ho provato il sistema Neuroptimal R e mi ha cambiato la vita. Ho mollato tutto e sono tornato in Italia, dove il metodo di Valdeane Brown, creatore e inventore di Neuroptimal R, non era conosciuto. Ho studiato il metodo e ho iniziato ad applicarlo in collaborazione con diversi studi medici bergamaschi, poi ho creato Neurottimo SDN, con cui mi occupo di consulenza, training e formazione. Tengo a precisare che non ho una laurea in medicina, ma in economia, filosofia e teologia, perché il Neuroptimal R non è una terapia né un medical device e può essere utilizzato tendenzialmente da chiunque dopo un’adeguata formazione”.

Si spieghi meglio.
“Il metodo Neuroptimal R si avvale della musica come vettore per ‘allenare’ il cervello, ottimizzando la sua attività e promuovendo miglioramenti a livello cognitivo ed emotivo. La musica, in genere rilassante, utilizzata durante la seduta trasporta l’informazione sotto forma di interruzione, feedback negativo, per l’ottimizzazione dell’attività corticale di una persona. Il sistema è in grado di analizzare i dati elettroencefalografici 256 volte al secondo e di determinare, grazie alla matematica e alle neuroscienze, un margine di variabilità ottimale per ogni cervello in ogni momento. Questo margine di variabilità cambia continuamente. Il sistema segue passo dopo passo il cervello in questi stati di transizione e quando esso entra in un’instabilità funzionale, oltrepassando tale margine di variabilità, lo avverte tramite una brevissima interruzione della musica. L’interruzione disattende l’aspettativa del cervello sul flusso continuo della musica nel momento in cui esso entra in una zona di turbolenza, di instabilità. Il cervello si chiede cosa sta succedendo e si dà una risposta cosiddetta ‘di orientamento’: valuta l’assenza di un pericolo incombente e fa seguire una ‘risposta di rilassamento’ e la successiva ‘riorganizzazione attraverso il caos’. Ovvero la ricerca random di una soluzione alternativa agli schemi disfunzionali acquisiti, con l’ottimizzazione delle funzioni neuronali, secondo un principio di autoguarigione”.

Come si svolge una seduta?
“La persona si rilassa, in posizione distesa, e vengono applicati alla scatola cranica cinque sensori che registrano l’attività cerebrale e inviano i dati al computer. Una seduta dopo l’altra il cervello recupera efficienza e plasticità. Neuroptimal R non dice al cervello quello che deve fare, ma quello che sta facendo. Lo rende consapevole, in modo da potersi migliorare, ottimizzare”. 

Dal 2016 lei è referente unico del metodo Neuroptimal R in Italia. In cosa consiste la sua attività?
“Oltre a tenere le sedute di Neuroptimal R mi occupo di formare nuovi trainer. In 3 anni ho formato in tutta Italia circa 200 persone provenienti da percorsi professionali diversi: psicoterapeuti, fisioterapisti, medici, ma anche persone con formazioni non sanitarie. Il mio primo allievo Marco Dante, fisioterapista e osteopata a Bergamo e Brescia, usa spesso Neuroptimal R in abbinamento alle sessioni di lavoro, con risultati eccellenti”.

Quali sono i campi di applicazione più frequenti di Neuroptimal R?
“Sicuramente gli acufeni o tinnitus, per i quali l’efficacia di Neuroptimal R è documentata da una recente ricerca svolta dal dottor Aldo Messina, responsabile del Dipartimento di Biopatologia e biotecnologie mediche del Policlinico di Palermo, dal dottor Giorgio Raponi otorinolaringoiatra e otoneurologo dell’ASST-Milano Nord, dalla psicologa Marianna Franco e dalla consulente statistica Michela Maria di Nardo. Ma Neuroptimal R è utilizzato con risultati straordinari anche nelle situazioni di malessere legate a stati di ansia, attacchi di panico, insonnia, emicranie, fibromialgia, tachicardia e sindrome da fatica cronica. Studi in campo neurocognitivo attestano l’efficacia del Dynamical Neurofeedback R anche per aiutare persone affette da deficit di attenzione, iperattività, i principali disturbi specifici dell’apprendimento, dislessia, disprassia e discalculia. E ha dato risultati anche nella stabilizzazione dell’umore e conseguente miglioramento delle condizioni psico-fisiche dei pazienti con malattie neurodegenerative quali alzheimer, parkinson e demenza senile”.

Chi si rivolge a lei?
“Gente di ogni età e professione, dalla casalinga al professionista in carriera, dagli intellettuali ai campioni di ogni disciplina sportiva. In particolare gli atleti, attraverso il training cerebrale, cercano delle peak performaces, prestazioni di alto livello. Ho seguito nel mio studio un corridore di rally ed è rimasto molto soddisfatto. In Italia siamo un po’ indietro rispetto ad altri Paesi perché il metodo è arrivato da pochi anni e non è ancora molto conosciuto. Negli Stati Uniti, ad esempio, c’è una squadra di baseball che segue sessioni di Neuroptimal R, mentre in Germania una mia collega olandese segue una squadra di Bundesliga”.

E lei chi vorrebbe seguire?
“I giocatori dell’Atalanta. Con il Dynamical Neurofeedback R sarebbero in grado di far fronte allo stress da competizione e all’ansia da prestazione cui sono costantemente sottoposti. Per gli sportivi di alto livello è importante raggiungere la condizione di ‘flow’,  che è una sorta di trance agonistica, uno stato di coscienza in cui la persona è completamente immersa in un’attività senza rifletterci, in modo spontaneo. Il Neuroptimal R aiuta a entrare in questo stato. Nel momento in cui l’atleta libera le sue potenzialità senza pensarci compie imprese straordinarie. E io sono certo che la Dea abbia grandi potenzialità inespresse e possa regalarci emozioni ancora più grandi”. 

FONTE: IL GIORNO BERGAMO (di AGATA FINOCCHIARO)